La crisi economica impedisce una vita in salute

È stato pubblicato recentemente il rapporto Review of social determinants and the health divide in the WHO European Region, redatto dall’Ufficio regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), che rivela che la crisi economica ha portato a un grave aumento delle disuguaglianze nello stato di salute sia tra i diversi paesi del continente europeo sia all’interno dei singoli paesi.

Dal rapporto emerge con evidenza che la salute è fortemente correlata alle condizioni di vita e di lavoro, condizioni che si riflettono in particolare sullo stato di salute dei più piccoli.
Nei paesi dell’Est i livelli di povertà infantile sono rimasti costanti; ma anche nei paesi occidentali ci sono alti tassi di povertà infantile, che variano dal 10 al 33 per cento.

Secondo Michael Marmot, dell’University College di Londra, l’istituzione che ha curato il coordinamento della ricerca, “la disoccupazione ed in particolare i livelli persistentemente elevati di disoccupazione giovanile sono un dato estremamente preoccupante per la salute pubblica: dato che il livello economico-sociale appare all’incirca inversamente proporzionale alle speranze di vita e ancor più agli anni di vita in buona salute, un’intera generazione di persone costrette alla precarietà economica fa prevedere, a media-lunga scadenza, un pesante peggioramento della situazione sanitaria”.
I governanti che si preoccupano per la salute della popolazione dovrebbero fare attenzione all’impatto delle loro politiche sulla vita delle persone, e soprattutto all’impatto sulle disuguaglianze. La disuguaglianza nella salute uccide. È socialmente ingiusta, inutile ed evitabile, e viola il diritto umano alla salute.

Salute e …peggio nun nisse.

In Italia più badanti che dipendenti Asl


I
l centro CERGAS (Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale) dell’Università Bocconi di Milano ha presentato il ‘Rapporto Oasi 2012‘, resoconto annuale dell’attività di analisi e monitoraggio dei sistemi sanitari nazionale e regionali.

Quello che emerge è un quadro preoccupante, per cui tagliare ulteriormente risorse a un sistema come quello sanitario, già sufficientemente parsimonioso con una spesa inferiore alle medie europee, determinerebbe l’incapacità di soddisfare i bisogni di cura della popolazione.
La politica di razionalizzazione della spesa più che ridurre gli sprechi avrebbe finito per tartassare ancor più i contribuenti, tanto che la spesa privata ha oramai superato il tetto dei 30 miliardi. La salute, l’assistenza e anche le cure non riguardano solo i pazienti ai quali le cure sono destinate, ma anche le famiglie che delle cure e dell’assistenza si fanno carico tanto sotto il profilo umano che materiale.

È significativo il fatto che in Italia ci sono più badanti [774mila] che dipendenti Asl [646 mila]. Inoltre gli italiani sopportano sempre più di tasca propria le spese sanitarie: il 55% paga da sé le visite specialistiche, con la punta massima del 92% per andare dal dentista.

 

Non stupisce il fatto che la maggioranza dei cittadini nel Centro-Sud giudichi inadeguati i servizi offerti dal nostro SSN: 53,5% al Centro e 62,2% al Sud, contro una media Italia del 43,9%.

Salute e …peggio nun nisse.

Ticket per le spese sanitarie di chi ha abusato di alcol o droghe?

Una proposta di legge di un consigliere regionale dell’Umbria prevede un contributo alle spese per il trasporto in ospedale se si chiama l’ambulanza per un malessere legato all’abuso di alcol o di droghe.
Chiedere la partecipazione alle spese sanitarie quando non ci si prende cura della propria salute equivarrebbe ad una vera rivoluzione. Infatti la Costituzione italiana tutela la salute come diritto dell’individuo e interesse della collettività e di conseguenza le cure sono garantite a tutti.
Ma quando l’individuo danneggia volutamente la propria salute bevendo, fumando, mangiando cibi grassi, non facendo alcuna attività sportiva, è giusto che le conseguenze ricadano sulla collettività?
In altri Paesi d’Europa per esempio pensano di no: in Gran Bretagna chi viene sottoposto a bypass aorto-coronarico è tenuto a dichiarare il proprio impegno a smettere di fumare; se non lo fa le cure sono a pagamento. In Francia c’è una tassa sulle bibite gassate, mentre in Danimarca sui grassi saturi.

E così Ignazio Marino si chiede se sia così sbagliato intervenire sulle tasche degli irresponsabili se non si riescono a ottenere risultati con le raccomandazioni…

Salute e …peggio nun nisse.

INDIGNATO – n. 2

A gennaio 2012 sul sito del Ministero dell’Economia è stata indetta una gara per fornitura in acquisto di berline medie con cilindrata non superiore a 1.600 cc e dei servizi connessi ed opzionali per le Pubbliche Amministrazioni: limite di spesa poco meno di 10 milioni di euro.
Secondo L’Espresso, Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori, in un’interrogazione parlamentare ha chiesto spiegazioni sulla spesa al viceministro dell’economia Vittorio Grilli:

“Ma come è compatibile una spesa di 10 milioni di euro per acquistare nuove auto blu quando se ne devono dismettere migliaia?”.

La spiegazione da parte del governo non è però arrivata….

Secondo l’ultimo monitoraggio (febbraio 2012) del Formez sul parco auto della Pubblica Amministrazione, ci sono circa 800 vetture non utilizzate, su un numero complessivo di diecimila auto blu (per ministri e alti dirigenti) e altre cinquantamila auto di servizio che costano complessivamente quasi due miliardi di euro l’anno ai contribuenti.

Salute e …peggio nun nisse.

Recessione profonda

Secondo i dati del focus Fipe, l’associazione dei pubblici esercizi aderente a Confcommercio, sui consumi delle famiglie per regione realizzato su dati Istat, tra il 2007 e il 2011 la spesa media annuale delle famiglie umbre è calata, al netto delle variazioni nel potere d’acquisto dovute all’inflazione, del 7%, pari in valore assoluto a circa duemila euro all’anno; il calo è anche superiore alla media nazionale.

Umbria
media italiana
spesa media annuale
– 7 %
– 6,1%
alimenti e bevande
– 7,1
– 6,7
abbigliamento e calzature
– 20,9
– 11,3
spese per l’abitazione (compresi combustibili ed energia)
– 2
– 0,4
arredamento
– 11,5
trasporti
– 5,2
comunicazioni
– 3,8
+ 3,5
istruzione
– 27,8
tempo libero, cultura e giochi
– 10,1
– 5,8
sanità
+ 10
sigarette e affini
+ 2,4
– 16,50

Questi dati sottolineano la vera emergenza italiana ed umbra, ovvero i consumi in recessione e lo sviluppo bloccato, accentuati, e non sicuramente attenuati, dai provvedimenti del Governo. Le istituzioni locali, nel momento in cui si accingono a prendere decisioni su tasse e tariffe, dovrebbero tenere conto che quello che serve sono provvedimenti che ridiano fiato al mercato e aprano uno spiraglio alla crescita (come ha sottolineato il presidente della Confcommercio della provincia di Perugia Giorgio Mencaroni).

Salute e …peggio nun nisse.