Più sicurezza stradale

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Nel 2017 ben 25.300 persone hanno perso la vita sulle strade dell’Unione Europea e altre 135 mila sono rimaste gravemente ferite, mentre solo nel 2009 gli incidenti stradali in Europa hanno causato 35.000 morti e oltre 1,7 milioni di feriti.
Gli incidenti stradali, oltre alle vittime, colpiscono anche la società nel suo complesso, con un costo socioeconomico stimato di 120 miliardi di euro all’anno.
Con una media di 49 morti su strada per milione di abitanti, le strade europee comunque sono di gran lunga le più sicure al mondo nel 2017.
Anche se la sicurezza stradale nell’Unione Europea è migliorata notevolmente negli ultimi decenni, il numero di morti e feriti è ancora troppo elevato.

Risultati immagini per Vision Zero

Così l’Unione Europea ha proposto il programma Vision Zero, che ha l’obiettivo di ridurre a zero le vittime di incidenti nel 2050; per questo l’UE collabora strettamente in materia di sicurezza stradale con le autorità dei paesi membri per sviluppare le iniziative nazionali, definire obiettivi e affrontare tutti i fattori che influiscono sugli incidenti (l’infrastruttura, la sicurezza del veicolo, il comportamento del conducente e la risposta di emergenza).

La Commissione intanto sta proponendo che dal 2021 i nuovi veicoli siano equipaggiati di serie con sistemi avanzati, quali la frenata automatica d’emergenza, l’assistente per il mantenimento della corsia, il sistema di monitoraggio della pressione pneumatici e la telecamera posteriore. Inoltre la Commissione sta aiutando gli Stati Membri a identificare le strade più pericolose per ottimizzare gli investimenti infrastrutturali.
Le nuove linee guida dell’UE in materia di sicurezza stradale mirerebbero a ridurre del 50% le morti sulle strade europee entro il 2020.

Attraverso il programma UE per la sicurezza stradale 2001-2010 è stato stimato che oltre 78.000 vite siano state salvate.

http://europa.eu

Salute e …peggio nun nisse.

Lavoro usurante

La turnistica lavorativa è nota non solo per disturbare i normali ritmi circadiani dei lavoratori e la loro vita sociale, ma anche per essere associata a disturbi della salute, come per esempio ulcere gastriche, malattie cardiovascolari, sindrome metabolica, cancro al seno e difficoltà riproduttive, con effetti negativi sulla sicurezza e la produttività.

Di recente si è osservato che il lavoro a turni, svolto per lunghi periodi, altera anche la capacità intellettiva.

Secondo uno studio francese presso l’Université de Toulouse e Swansea University, pubblicato su Occupational & environmental medicine, la turnistica lavorativa si lega effettivamente a una riduzione delle capacità mentali. Lo studio ha confrontato i risultati di coloro che non avevano mai svolto il lavoro a turni con coloro che avevano fatto più di 50 notti in un anno. È stato stimato, in base ai risultati delle prove cognitive, che 10 anni di lavoro a turni determinano un invecchiamento del cervello di 6,5 anni. Il disturbo comunque è reversibile, seppure lentamente: per recuperare appieno il livello delle funzioni cerebrali dopo aver lasciato il lavoro a turni ci vogliono almeno 5 anni.

In conclusione un lavoro a turni compromette cronicamente le capacità cognitive, con conseguenze potenzialmente importanti sulla sicurezza, non solo per le persone interessate, ma anche per la società.

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Thank you, Nelson Mandela, for making this world a better place

Nelson Mandela, eroe della lotta contro l’apartheid, è morto a 95 anni a Johannesburg nella sua casa dopo una lunga malattia.

Nato il 18 luglio 1918, figlio di un capo della tribù Thembu, a 23 anni si trasferisce a Johannesburg, dove studia legge all’Università del Witwatersrand e frequenta militanti e dirigenti dell’African National Congress (Anc), il primo partito fondato nel 1912 dai neri in Sudafrica.
Dopo la laurea in giurisprudenza inizia a difendere la popolazione vittima delle politiche di discriminazione.
La vittoria del razzista Fronte nazionale nelle elezioni del 1948 radicalizza le sue posizioni. Nel 1952 apre uno studio legale insieme a Oliver Tambo nel centro di Johannesburg: il primo gestito da neri in Sudafrica. Nel 1956 viene arrestato e accusato di tradimento in un processo che si concluderà nel 1961 con un’assoluzione generale. Nel 1961 fonda il braccio armato dell’Anc, l’MK (Umkhonto we Sizwe), dedito ad azioni di sabotaggio, piani di guerriglia, addestramento paramilitare. Intanto la discriminazione e le politiche di apartheid diventavano più dure.
Nel 1964 è condannato ai lavori forzati a vita.
Dal banco degli imputati, Mandela pronuncia un celebre discorso in difesa del diritto degli oppressi alla lotta armata come ultima risorsa contro la violenza degli oppressori. Proclama però anche il suo ideale di società non razzista con uguali diritti per bianchi e neri. Un ideale per cui proclama di essere pronto a morire.
In prigione la sua fama mondiale e popolarità aumentano, diventa simbolo della lotta al regime razzista.
Nel 1985 il presidente P. Botha gli offre la libertà in cambio alla rinuncia incondizionata alla violenza, che Mandela rifiuta perché avrebbe voluto dire disconoscere la lotta armata.
La prigionia durerà 27 anni. Nel 1989 Botha viene sostituito da Frederik de Klerk, che il 2 febbraio 1990 annuncia la liberazione di Mandela.
Nel 1993 riceve il Nobel per la Pace insieme a De Klerk e nel novembre 2009 l’Onu proclamerà il 18 luglio ‘Mandela Day’.
Nel 1994 ci sono le prime elezioni multirazziali nella storia del Paese, e Mandela diventa il primo presidente nero del Sudafrica. De Klerk è vicepresidente. Al termine del mandato rifiuta di candidarsi di nuovo.
Dopo il 1999 l’anziano leader continua per qualche anno a spendere le sue energie e il suo nome per numerose cause umanitarie.

Appena si è diffusa la notizia della sua morte, sui social network sono comparsi migliaia di messaggi in ricordo dell’ex presidente sudafricano. Esponenti della cultura, delle istituzioni e cittadini di tutto il mondo hanno voluto ricordarlo.

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La crisi contro il diritto alla salute

L’indebitamento della Grecia nei confronti delle multinazionali farmaceutiche ammonta a due miliardi di euro. Un debito altissimo che ha portato le società a tagliare le forniture di medicine agli ospedali pubblici anche per le malattie più gravi, come diabete, epatite, cancro. Si hanno lunghe code alle farmacie che ancora dispongono dei medicinali, con pesanti ricadute sulla popolazione più povera. Il sistema sanitario greco prevede che i farmaci vengano distribuiti gratuitamente negli ospedali pubblici, mentre nelle farmacie bisogna pagare di tasca propria e aspettare il rimborso.

Ma chi non si può permettere di pagare i medicinali?

Le società farmaceutiche hanno dovuto subire oltre al ritardo nei pagamenti anche il calo dei prezzi dei medicinali. La maggior parte dei farmaci, soprattutto quelli di grande consumo, sono infatti venduti a circa il 20% in meno rispetto ai prezzi minimi in Europa. I farmacisti greci hanno così iniziato a vendere alcuni farmaci ai rivenditori di altri Paesi, guadagnando sulla differenza di prezzo. Pertanto il governo ha vietato l’esportazione di circa 60 medicine ed ha anche avviato indagini su oltre 260 farmacisti sospettati di non avere rispettato il divieto sull’esportazione.

La crisi ha anche altre ricadute sulla salute: le famiglie per fronteggiare l’impennata del prezzo del gasolio da riscaldamento, sono tornate a scaldarsi con le stufe a legna, bruciando di tutto per risparmiare; si è creata una cappa di smog che ha sovrastato per tutto l’inverno le aree più abitate. La conseguenza è un aumento delle malattie respiratorie, con ulteriore pressione sul sistema sanitario nazionale e sugli ospedali già allo stremo.

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One billion rising


Oggi, il giorno di San Valentino, è il giorno della campagna mondiale ”One billion Rising” per rivendicare diritti, rispetto e felicità per le donne.
Milioni di adesioni in tutto il mondo, oltre 200 paesi e 5.000 associazioni hanno aderito alla campagna fatta di canti, flash mob, marce e danze, lanciata dalla scrittrice e attivista femminista Eve Ensler, nota per i suoi ”Monologhi della Vagina”.
Al messaggio planetario lanciato dall’organizzatrice (”Un miliardo di donne stuprate sono un’atrocità, un miliardo di donne che ballano sono una rivoluzione”) hanno aderito testimonial d’eccezione come Robert Redford, Yoko Ono, Naomi Klein, Jane Fonda e Laura Pausini.
In particolare a Kabul sono scese in piazza centinaia di donne e attiviste, che con canti e danze hanno denunciato la situazione dell’Afghanistan, dove la violenza sulle donne è all’ordine del giorno tra abusi sessuali, matrimoni combinati e delitti d’onore.


Non si può restare indifferenti al fatto che un miliardo di donne, una su tre in tutto il mondo, è stata vittima di violenza almeno una volta nella vita.

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Il quarto sesso

Un’indagine canadese ha rivelato che in tutto il mondo ci sono circa 70 milioni di “asessuati”, cioè persone che non esprimono un interesse eterosessuale o omosessuale.
Alcuni studiosi hanno chiamato questo fenomeno “il quarto sesso”.
Anthony Bogaert, professore associato dell’Università Brock in Canada ritiene che la popolazione “asessuata” si divide in due tipi: quelli che hanno impulsi sessuali, ma non li dirigono verso nessuno, e quelli che non sentono in assoluto nessun tipo di impulso sessuale.
Secondo gli esperti, questo tipo di persone esiste da molto tempo, ma non aveva richiamato mai abbastanza attenzione, perché è un gruppo marginale nella società.


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Contro la violenza maschile sulle donne

È la forma di violenza più diffusa, senza confini di ambiente, religione, cultura e nazionalità. Sono centinaia le donne che ogni anno vengono uccise ed una donna su tre subisce violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita.

Nel 2011 sono morte 127 donne (il 6,7% in più rispetto al 2010) e da inizio anno nel 2012 sono 113 le donne uccise, di cui 73 dal proprio partner: il 70% circa di questi femminicidi infatti sono compiuti da partner o parenti. Secondo i dati Istat in Italia oltre 14 milioni di donne sono state oggetto di violenza fisica, sessuale o psicologica nella loro vita: 1 milione e 400 mila ha subito uno stupro prima dei 16 anni, oltre il 90% dei casi non è stato denunciato.

Nei primi anni novanta in Canada è nata la White Ribbon Campaign (successivamente ripresa in Italia con la Campagna del Fiocco Bianco) con l’obiettivo principale di sensibilizzare gli uomini riguardo all’esistenza della violenza contro le donne.

È nel 1999 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong ad organizzare attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica in questo giorno.

In Italia oltre manifestazioni, eventi, cortei e discussioni, a sostegno delle donne vittime di violenza è stato istituito un Servizio telefonico di pubblica utilità, il 1522, e un nuovo spazio web (www.noisiamopari.it) nel quale raccogliere materiali didattici e progetti realizzati da scuole e associazioni sui temi delle pari opportunità.

La violenza sulle donne purtroppo non è un’emergenza, ma un fenomeno strutturale in una società che pone uomini e donne in una relazione di disparità. La giornata mondiale contro la violenza maschile sulle donne è in verità l’ammissione di una sconfitta: questa giornata non dovrebbe esistere, perché non dovrebbe esserci violenza maschile contro le donne.

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L’aria sta cambiando…

Berlusconi, game over

Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l’acquisizione dei diritti tv di Mediaset. Il tribunale di Milano ha anche deciso per l’ex premier l’interdizione dai pubblici uffici per tre anni e un versamento a titolo di provvisionale di 10 milioni di euro da parte degli imputati condannati, tra i quali Berlusconi, all’Agenzia delle Entrate.

Secondo la ricostruzione della Procura, il sistema organizzato dalla Fininvest negli anni Novanta per acquisire i diritti dei film americani era finalizzato a frodare il fisco: comprando i diritti non dalle major americane ma da una serie di intermediari e sotto-intermediari  ne gonfiava il prezzo aumentando le voci passive dei propri bilanci, con risparmi notevoli da un punto di vista dell’imposizione fiscale, riuscendo al tempo stesso a produrre fondi neri, per un valore che supererebbe i 270 milioni di euro. Soldi sottratti al fisco e agli altri azionisti della società, a solo beneficio della famiglia Berlusconi.

Non era andata così anche per Al Capone?

Naturalmente grande risalto sulla stampa mondiale, che dalla Bbc al Wall Street Journal, dal Financial Times alla Cnn pubblica la notizia in alto in prima pagina, nella fascia dedicata alle ‘urgentissime’.

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